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Siamo arrivati ad Ottobre 2010, quindi è uscito il nuovo Wired.it, corro a vederlo, memore dello schema contenutistico/grafico del fratello maggiore americano, quindi pieno di speranze digito l’url nel browser e mi trovo davanti Vodafone, a tappeto, addirittura mi viene da controllare l’esattezza dell’url visto che poco prima avevo effettuato una ricarica online, magari può essere stato un errore delle mie dita, ma a chiarirmi le idee è il ritrarsi dell’invasivo adv nell’header del sito.

Partiamo male, dico io, che avevo espresso le mie perplessità proprio sulla bacheca Facebook del bravo dir. Riccardo Luna riguardo a Wired.it versione precedente proprio per la predominanza dell’adv sulle pagine del sito.

Capisco che assolutamente non dipenda dal buon riccardo il placement dell’adv sul sito, ma allor ami viene da chiedermi come mai Condè Nast adotti questo sistema di “due pesi e due misure” tra l’edizione americana e quella nostrana.

Qui sotto, come potete vedere, l’abissale differenza tra i due.

Wired.com (predominanza del contenuto)

Wired.it con adv “retratto” ma ciononostante, invasivo.

In tutto ciò, quando esce qualcosa di “istituzionalmente nuovo” il comunicato puro e semplice fa la sua comparsa nei blog, come nel caso del buon Pasteris, per scovare qualche dato più critico bisogna cercare magari in terza o quarta pagina dei risultati di Google o magari conoscerli personalmente, come nel caso di Luca Guido Zambrelli, che esprime in questo post una critica più che condivisibile, oppure, in giro per Tumblr questo post di Andrea Buoso che in maniera molto sintetica analizza la sua esperienza d’uso del nuovo sito.

Nello sguardo approfondito che ho dato al sito, la cosa che veramente mi fa pensare ad una povertà assoluta di creatività e fantasia, è l’orribile gadget powered by Google nella parte bassa della sidebar di sinistra. Mi ha riportato a qualche anno fa, quando cominciavo a trafficare su internet, per cui al sito personale, non avendo conoscenze tecniche aggiungevo widgets già fatti così da fornire una sorta di quid in più a chi lo visitasse. E ricordo anche che tali widgets duravano si e no un paio di giorni, per poi cadere nel cestino data l’assoluta irrilevanza.

Inoltre guardando la parte bassa del widget, il logo di Google appare incastrato in una cornice per cui smussato orrendamente nella parte inferiore di un paio di pixel, tanto valeva metterci una cornice ancor più stretta, e magari glitterata a ricordare “i bei tempi andati”.

A questo punto, visto lo schema simile a quello di Blognation, ho voluto verificare se i contenuti del sito fossero in qualche maniera “invisibili” ai motori di ricerca come nel caso dell’aggregatore, ho cliccato sul primo post che mi sono trovato sotto gli occhi, ho atteso che lo show in flash di Vodafone terminasse (prendendo praticamente tutto lo schermo) e poi ho copiato ed incollato l’url su google.it, questo in basso è il risultato, anche questa cosa, per quanto ne so di SEO non è molto pratica.

Dir, lo so che non è colpa tua, e lo so che sarò una delle pochissime voci fuori dal coro, ma queste critiche vogliono essere soprattutto costruttive, spero servano a migliorare le cose. 😉


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