Jeremy “Shoemoney” Shoemaker è uno dei più prolifici guru del guadagnare online, fa parte della celebre triade compsta da lui, Darren Rowse e John Chow.
Un marketer che deve la sua fortuna principalmente alla community di maniaci delle suonerie per cellulare Next Pimp, e, a detta di molti ad alcune sofisticate e non meglio precisate tecniche black hat.
Questa volta Shoemoney si trova alla prese con carte legali indirizzate al settore AdWords di Google, per una lampante violazione del copyright relativo al suo soprannome, che ormai tende ad identificarlo ancor più del nome.
La competività in relazione alle keywords di Google AdWords è altissima, a volte esasperata, le aziende studiano intere strategie per primeggiare negli annunci sponsorizzati rispetto ai loro concorrenti, e Google, dal canto suo, ha una ferrea policy riguardo al rispetto di limiti relativi al diritto d’autore.
Per esempio, io non potrei mai piazzare la keyword “Microsoft” relativa però ad un annuncio che linka al Technico Blog. Anche se c’è da dire che molti, ultimamente, stanno facendo largo uso della keyword “Facebook” per piazzare annunci relativi a servizi molto distanti dal celebre social network di Palo Alto.
Il dettaglio che forse è sfuggito al marketer, o pseudo tale, è la registrazione come marchio registrato del termine Shoemoney.
In passato ci sono stati vari tentativi di usare questa keyword negli annunci Google, ma Jeremy ha sempre potuto contare su uno stretto giro di e mails con Mountain View per ovviare al problema, senza adire una corte.
Ma questa volta le cose sono andate diversamente.
Shoemoney ha provato e riprovato a contattare gli esecutivi di Google AdWords, ma senza risultato, nessuna risposta all’orizzonte.
Ha provato anche a contattare il sito promosso nell’annuncio pubblicitario, ma l’owner del sito aveva impostato le proprie credenziali ed i propri dati come “privati”.
A quel punto Jeremy ha adito per la prima volta una corte di giustizia che ha intimato a chi forniva lo spazio web al proprietario del sito “fraudolento” di comunicare i dati personali.
Una volta avuto il nome ed il recapito della persona che si nascondeva dietro l’annuncio, Shoemoney ha provato a contattarlo direttamente, ma non ha ottenuto risultati apprezzabili, l’uomo ha cercato di difendersi adducendo ignoranza riguardo il Terms of Services di Google AdWords.
Ma le sorprese non sono ancora finite.
Un amico di Jeremy viene a sapere che questa persona aveva molti amici su Facebook che lavoravano o avevano lavorato in Google AdWords.
In più una versione “cache” del suo profilo Linked In rivela una sua posizione lavorativa proprio in seno a Google AdWords, nel ruolo di Account Strategist.
A questo punto Shoemoney ha chiamato direttamente un ufficio di Google a New York che ha confermato la presenza della persona incriminata nella directory dei dipendenti.
A questo punto non c’è stato più dubbio: LA PERSONA RESPONSABILE DELLA VIOLAZIONE ERA UN DIPENDENTE DI GOOGLE ADWORDS.
Ed ora è tutto in mano ai legali, Shoemoney non solo ha fatto causa all’ impiegato di Google, ma anche al padre del suddetto impiegato, che in mezzo a tutta la baraonda, ha comunicato di essere lui il vero proprietario del sito in questione.
Per ora Google non è stato in grado di fornire dettagli riguardo l’accaduto, in quanto ha preferito accertare la questione con un’inchiesta interna.