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Amazon headquarters

La crisi ormai ha raggiunto tutti i settori, compresi i mostri sacri del web che sembrano, ad un occhio poco attento, intoccabili o quasi nelle loro ovattate ed ostentate sedi nella Silicon Valley.
Google ad esempio sta pianificando di licenziare 200 dipendenti, al fine di ridurre i costi, nei settori marketing e vendite.
La decisione di Google è stata annunciata in un post sul blog ufficiale, e motivata secondo non meglio identificate esigenze di velocizzare il processo decisionale nei settori già citati, ma non sembra essere questo il motivo vero.

Omid Kordestani, il senior vice president for global sales and business development di Google, ci tiene a precisare che la decisione di Google sui tagli al personale serve a regolarizzare la situazione e l’organigramma e ad appianare errori nelle assunzioni avvenuti nella fase di rapida crescita del colosso di Mountain View, sempre con l’intenzione di snellire il processo di decision-making.

Il processo di licenziamenti, o snellimenti dell’organico, chiamiamoli come vogliamo, hanno avuto negli ultimi anni un andamento altalenante in Google, alternando tagli a d assunzioni, ma vediamolo con un minimo di dettaglio:

A Gennaio Google ha tagliato fuori 100 impiegati nel settore recruitment, a Febbraio altri 40 posti di lavoro sono sfumati quando la compagnia ha chiuso il settore “Radio advertising”, settore in cui era entrata 3 anni fa, in punta dei piedi ma con grandi aspettative.

Nonostante i tagli, Matt Furman, un portavoce di Google, tranquillizzò l’ambiente dicendo che comunque la compagnia stava assumendo nuove figure professionali, anche se in maniera più lenta rispetto al passato.
Infatti, nell’ultimo quarto del 2008, la compagnia aveva assunto 99 nuovi lavoratori, chiudendo l’anno con 20.222 impiegati full time.
Nel 2007 Google aveva assunto circa 200 persone in un singolo settore.

Quello che sta succedendo in Google ora, a dire il vero, non è il periodo di tagli maggiori, anche se sintomo di sofferenza. I tagli più significativi si sono verificati lo scorso Aprile, e riguardarono l’organico di Doubleclick, acquisito da Google agli inizi del 2008.

In casa Amazon le cose non vanno meglio, anzi si può arrivare ad affermare che la situazione sia ben peggiore. Il colosso e-commerce ha deciso di chiudere definitivamente ben 3 centri di distribuzione: quelli di Red Rock, Munster e Chambersburg.
I 210 dipendenti di questi tre impianti sono stati informati mercoledì scorso, e la compagnia, a differenza di quello che succede in Italia, ha garantito loro tutta una serie di misure al fine di aiutarli ad affrontare questa delicata fase di transizione, infatti gli stessi potranno trasferirsi in altri rami della compagnia preservando sia il loro posto di lavoro che il loro stipendio.

Anche Amazon afferma che questa ristrutturazione aziendale non dipende dal periodo di crisi in atto. Patricia Smith, una portavoce di Amazon, si affretta a spiegare che la decisione di chiudere alcuni centri di distribuzione è stata presa addirittura un anno fa, e la chiusura di alcuni punti strategici è coincisa con il potenziamento di altri: come ad esempio nel caso della sede di Red Rock che verrà chiusa, ma allo stesso tempo sarà potenziata quella dislocata a Phoenix, quindi ci si immagina che la prossima destinazione degli impiegati di Red Rock sia proprio la città dell’Arizona.

Google headquarters California


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