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Giornali online con contenuto a pagamento

Google in soccorso dei giornali online

Il Nieman Journalism Lab, ha reso noto che Google sta progettando di elaborare un tool di micropagamenti per aiutare il settore giornalistico online a monetizzare i contenuti, visto che recentemente le cose per questo settore non stanno andando un gran bene e si sta cercando di riorganizzare priorità e strategie per capitalizzare in maniera incisiva sul versante Web.
In parole semplici, i contenuti liberi, non godono di molta stima in quel del mainstream, la monetizzazione dipende molto dal trust ed in un Paese come questo è inevitabile che qualcosa venga meno.

La notizia giunge da un comunicato che Google ha inviato alla Newspaper Association of America, in risposta ad una loro richiesta inerente l’implementazione di strumenti gestionali di contenuti a pagamento e, come detto, è stata resa nota dal Nieman Journalism Lab.

Google sta progettando questo tool come estensione di Google Checkout, il concorrente di PayPal per quanto riguarda i pagamenti internazionali, up and running dal lontano 2006.
Inoltre Google afferma che il sistema accetterà pagamenti in un range compreso tra 1 penny a molti dollari e da differenti merchants in una sola volta, un’implementazione ad hoc, a quanto pare.

La Newspaper Association of America, non ha contattato solamente Google, ma anche altre 10 differenti companies, e tra i nomi noti che hanno dato risposta positiva, spiccano: Microsoft, Oracle ed IBM.
Ma Google ha decisamente molti più interessi nel realizzare un progetto congiunto di questo genere per nome e conto dell’industria dei media, vista la recente bagarre riguardante Google News.

L’associazione americana ha stabilito inoltre che ogni giornale può liberamente trattare di implementazioni paid content con qualsiasi company abbia risposto alla richiesta, e qui si pone uno scoglio non indifferente per Google, la quale si troverà a fronteggiare un concorrente nuovo, che si chiama Journalism Online, una venture capitanata da Steven Brill (da notare in Wikipedia il progetto di Brill riguardante il paid content già crashato nel 2001) e L. Gordon Crovitz che ha recentemente dichiarato di aver raccolto adesioni, per i propri servizi, da più di 500 testate giornalistiche.

Questo è parte dell’annuncio di Google, parla di Checkout e non di un nuovo servizio:

The Newspaper Association of America asked Google to submit some ideas for how its members could use technology to generate more revenue from their digital content, and we shared some of those ideas in this proposal. It’s consistent with Google’s effort to help publishers reach bigger audiences, better engage their readers and make more money. We have always said that publishers have full control over their content. If they decide to charge for it, we’ll work with them to ensure that their content can be easily discovered if they want it to be. As for Checkout, we don’t have any specific new services to announce but we’re always looking for ways to make payments online more efficient and user-friendly.

Tutto ciò ricorda la famosa esplosione della bolla, ma nessuno sembra rendersene conto?


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